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Il 4.03.2018 gli Italiani possono finalmente tornare a votare per il rinnovo del Parlamento. Si spera così di poter avere una Camera dei Deputati e un Senato della Repubblica capaci di legiferare per l’autentico bene della Nazione e di essere immediatamente in grado di generare un Governo che, oltre ad essere finalmente voluto dalla maggioranza (almeno relativa) degli Italiani, sia soprattutto capace di lavorare pensando davvero all’autentico “bene comune” (perché questo è il significato della politica) e non a logiche di puro interesse partitico o persino succube di ideologie e interessi stranieri o di oligarchiche regie occulte di potere economico e culturale.
 
L’ultimo governo che ha goduto di un reale mandato popolare è stato infatti il (4°) Governo Berlusconi (8.05.2008 – 16.11.2011). Tale governo cadde non per la sfiducia delle Camere e tanto meno per un nuovo voto degli Italiani, ma sostanzialmente per un attacco dell’Unione Europea (in primis, come sempre, Germania e Francia), che ricattò l’Italia sui conti pubblici e soprattutto con l’arma dello “Spred”. Il 12.11.2011 il Presidente del Consiglio Berlusconi fu per questo di fatto costretto a rassegnare le dimissioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affidò d’autorità l’incarico a Mario Monti, che solo 4 giorni prima aveva nominato Senatore a vita. Si trattò, così si disse, di un governo “tecnico”, senza limiti temporali o di programma: infatti si trattò di un Governo il cui Presidente del Consiglio, tutti i ministri e i sottosegretari, erano cosiddetti “tecnici”, insomma di cosiddetti esperti, noti specialmente nei “salotti che contano”, ma senza alcun reale mandato popolare. Sotto la pressione della UE, furono chiesti agli Italiani, anche ai più poveri (v. pensionati), enormi sacrifici (così da far sciogliere pubblicamente in lacrime lo stesso Ministro del Lavoro e politiche sociali Elsa Fornero nell’atto stesso di annunciarli). Ma se all’inizio del governo Monti (16.11.2011) il debito pubblico era al 119%, alla fine del suo mandato (27.04.2013) era al 126,5%  (e oggi è al 132%), il tasso di crescita della ricchezza passò da + 0,4% a – 0,4%; e anche la disoccupazione passò dall’8% al 11,4% (quella giovanile addirittura dal 29% al 38%).
 
Poi nel 2013 (24-25 febbraio) ci sono state le (ultime) votazioni politiche. Questi i risultati:
Camera dei Deputati. Il Partito Democratico/Centro sinistra (leader: Pier Luigi Bersani) ottiene 10.049.393 voti (29,55%). Il Popolo della libertà/Centro destra (leader: Silvio Berlusconi) ottiene 9.923.600 voti (29,18%). Il Movimento 5 Stelle (leader: Beppe Grillo) ottiene 8.691.406 voti (25,56%). Il PD vince dunque le elezioni per soli 125.793 voti! Ma in base alle vigente legge elettorale (legge Calderoli, peraltro definita incostituzionale dalla Consulta e tanto criticata dal PD fin quando pensava che avesse potuto premiare Berlusconi), che premia in modo spropositato la coalizione che ottiene il maggior numero di voti (fossero appunto anche pochissimi, come avvenne appunto in queste votazioni), il PD/Centro sinistra, pur avendo avuto solo lo 0,37% dei voti in più rispetto al Centro destra, ottiene in Parlamento 344 seggi, mentre al Centro-destra sono andati solo 124 seggi!
Senato della Repubblica. PD/Centro sinistra: 9.686.471 voti (31,63%). Popolo della libertà/Centro destra: 9.405.894 voti (30,72%). Movimento 5Stelle: ottiene 7.285.850 voti (23,79%). Anche al Senato il Centro sinistra vince quindi per soli 280.577 voti!
 
Intanto prosegue la “caccia all’uomo”, cioè l’attacco giudiziario contro il cav. Silvio Berlusconi. Da quando infatti nel 1994 il noto imprenditore milanese, prima invece paradossalmente lodato ai tempi di “tangentopoli” (1992), entra improvvisamente in politica, fondando un Partito e vincendo subito le elezioni politiche – rompendo per così dire “le uova nel paniere” all’allora Partito Comunista (e nomi derivati), che, dopo la liquidazione giudiziaria della Democrazia Cristiana (allora Partito con la maggioranza relativa dei voti degli italiani) e dopo che il crollo del comunismo in Russia e nei Paesi satelliti non faceva più temere nulla neppure agli USA, pensava di assumere anche il potere politico sull’Italia – si è infatti scatenata contro il leader del Centro-destra un’ininterrotta bufera giudiziaria e una campagna mediatica a senso unico e senza precedenti.
Così il 27.11.2013 Silvio Berlusconi, in virtù della legge Severino, attuata in modo retroattivo (e quindi contraria ad un principio elementare del diritto, secondo cui nessuno può essere punito a motivo di una legge entrata in vigore dopo il fatto commesso), viene destituito da Senatore della Repubblica; e per presentarsi di nuovo come possibile Capo di governo si deve ancora attendere il pronunciamento in merito della Corte di Strasburgo.
 
Dopo le elezioni politiche del 2013 il Parlamento, formato secondo quell’incredibile distribuzione di seggi sopra descritta, propone un Governo a guida PD (governo Enrico Letta: 28.04.2013 – 21.02.2014)
Anche il governo Letta può essere interpretato come un esecutivo voluto d’autorità dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Infatti Il Presidente della Repubblica, a fine mandato, di fronte ad un Parlamento che non riusciva neppure a formulare un candidato alla Presidenza della Repubblica che raccogliesse i voti necessari, il 22.04.2013 condizionò la sua rielezione al Quirinale alla nascita di un esecutivo “di larghe intese che promuovesse le riforme elettorale e istituzionale”, indicando in Enrico Letta il premier da lui voluto (infatti il nuovo Presidente del Consiglio Enrico Letta, nel discorso di fiducia alle Camere, disse che lo scopo del suo governo era di far approvare le riforme in 18 mesi. Un “teatrino” che si è ripetuto anche nei successivi governi, compreso quello attuale Gentiloni).
Anche il governo di sinistra Enrico Letta crolla dopo neppure un anno di vita, secondo un avvicendamento di potere all’interno dello stesso PD, che ha visto in poco tempo ascendere alle vette (come Segretario del PD e Presidente del Consiglio) Matteo Renzi. Che si trattasse di un blitz di potere all’interno dello stesso PD emerse chiaramente, se si vuole, anche al momento dello scambio di consegne tra Matteo Renzi ed Enrico Letta il 22.02.2014 (la scena della gelida consegna della simbolica campanella, senza neppure guardarsi).
 
Però anche Matteo Renzi, che sembrava avere il vento in poppa per navigare indisturbato nei mari del potere – anche quello delle nuove ideologie e delle occulte regie mondiali, fondamentalmente ostili alla famiglia, alla vita, in pratica all’uomo e ai fondamenti stessi della morale anche solo “naturale”, un delirio “libertario” da ultima spiaggia dell’Illuminismo, distruttivo dell’uomo e della società, che nega persino l’evidenza biologica e che vuole affermare ad ogni costo presunti “diritti” che poi in fondo altro non sono che capricci se non addirittura pulsioni di una percentuale di popolazione che si conta al massimo sulle dita di una mano * – ebbene anche il suo governo, tanto tracotante e talora persino violento (basti pensare alle procedure parlamentari adottate, senza la dovuta discussione e riservatezza di coscienza, proprio per far passare leggi ad altissimo spessore etico!), va invece ad insabbiarsi e, secondo le sue stesse promesse (poi tragicamente smentite nei mesi successivi) si costringe alle dimissioni, il 12.12.2016, avendo messo tutto se stesso e avendo perso un Referendum sulle riforme costituzionali da lui volute (4.12.2016; il 59,1% dei votanti votò contro).
*: si veda in proposito la legge 76/2016 sulle “Unioni Civili” (alias matrimoni omosessuali). Si disse, come sempre, che era una legge di “civiltà”, che tutti gli italiani aspettavano da anni, per garantire presunti diritti da secoli violati e per stare al passo con un’Europa sempre più avanti di noi e che “ce lo chiedeva”. A fine 2016, considerando anche tutti coloro che dovevano essere in arretrato in attesa di questa legge, le richieste di unioni civili in tutta Italia furono però solo 942!
Si ricordi inoltre che tale governo ignorò totalmente i milioni di italiani scesi in piazza contro queste proposte di legge e per difendere e chiedere che sia promossa la vera famiglia (quella che riguarda tra l’altro l’assoluta maggioranza degli italiani e che viene invece da decenni discriminata), radunati ad esempio a Roma nei “Family Day”, già quello del 12.05.2007 (allora contro la proposta di legge sulle unioni civili detta “DICO”) e specialmente del 20.06.2015 e del 30.01.2016.
Tra l’altro, i principali promotori degli ultimi Family Day, proprio lo scorso 27.01.2018 hanno organizzato a Roma un Convegno intitolato “Oltre l’inverno demografico”, quindi su un problema enorme e mai discusso dalla politica (v. ad esempio qui sotto News del 12.01.2018), anche se porterà ben presto l’Italia all’implosione e al suicidio demografico. L’invito era stato esteso anche ai politici di ogni schieramento. Sono intervenuti, tra gli altri, il cardinale Elio Sgreccia, il demografo Giancarlo Blangiardo, il presidente del Comitato Difendiamo in nostri figli Massimo Gandolfini, il reggente nazionale di Alleanza cattolica Marco Invernizzi. Hanno aderito all’invito Forza Italia, col Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, Fratelli d’Italia, con la Presidente Giorgia Meloni, Energie per l’Italia, col Segretario Nazionale Stefano Parisi, Noi per l’Italia, con Eugenia Roccella, e la Lega, col Segretario Federale Matteo Salvini. Anche il segretario del Pd Matteo Renzi e il candidato del M5stelle Luigi Di Maio erano stati invitati a partecipare, ma Renzi ha declinato l’invito e Di Maio non ha neppure risposto.
 
Dopo la ‘farsa’ delle dimissioni di Renzi (uscito dalla porta e, contro la sua stessa parola, rientrato dalla finestra) e la fine del suo Governo (12.12.2016), il nuovo Capo dello Stato (Sergio Mattarella) ne fa praticamente una fotocopia, ancora una volta col pretesto e l’urgenza di fare una nuova ‘legge elettorale’ e poi passare la parola agli Italiani. Si tratta del Governo (ancora di sinistra) Paolo Gentiloni, che ha giurato il 12.12.2016 ma che è invece andato avanti fino ad ora.
Intanto però anche questo governo, ancora una volta fondamentalmente senza mandato popolare e di nuovo annunciato come provvisorio al fine di produrre una nuova legge elettorale, proprio nelle ultime settimane del suo mandato (22.12.2017) è riuscito a legiferare, ancora una volta senza un quanto mai doveroso iter parlamentare e libero voto di coscienza, l’ennesima legge di altissimo spessore etico, anti-umana e anti-cristiana, che va a toccare nientemeno che la richiesta di “suicidio” medicalmente assistito e provocato, cui nessun medico potrebbe tra l’altro opporsi di attuare (visto che in questo caso non è neppure prevista l’obiezione di coscienza), che come al solito si ammanta di belle parole (‘dolce morte’) e soprattutto quella della “libertà” e di un nuovo presunto “diritto” inalienabile: si tratta della legge sulle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento), alias psuedo-eutanasia, che volutamente e mentendo confonde l’accanimento terapeutico (che solo in certi casi è moralmente lecito sospendere) con la cessazione non solo di cure ancora dovute (ma la volontà di suicidio da doversi attuare si estende praticamente a tutto, anche alle depressioni o semplicemente a chi non ha più voglia di vivere), ma persino della ventilazione e alimentazione/idratazione assistita, che non sono cure, tanto meno sproporzionate, ma aiuti alla vita e che se cessate uccidono di fatto la persona per soffocamento, fame e sete.
 
Oltre ad avere avuto in fondo 4 governi senza un reale mandato popolare, dalle ultime elezioni politiche emerge inoltre un incredibile dato sui Parlamentari vaganti! Infatti in questi 5 anni (2013-2018) ben 546 Parlamentari su 945 eletti hanno cambiato gruppo (compreso il presidente del Senato Pietro Grasso, ora addirittura a capo di un altro partito), passando addirittura da uno schieramento politico a quello avversario; ma sono rimasti al Parlamento, senza neppure il pudore di dimettersi, in virtù dei voti ricevuti perché presentatisi in un determinato schieramento, e quindi in base ad un determinato programma, e invece passati a quello opposto!
 
A proposito di leggi dal fortissimo spessore etico
In questi 5 anni, oltre alla legge sulle “unioni civili” (alias “matrimoni omosessuali”) e quella sul “fine vita” (alias “eutanasia”), si è cercato di far passare anche altre leggi di fortissima rilevanza etica, cioè con una carica esplosiva dei fondamenti stessi dell’umano, della società e persino della democrazia. Sono attualmente in letargo in Parlamento, pronte ad essere tradotte in leggi se vincesse la coalizione di sinistra (in questo caso con l’appoggio dei 5Stelle), le seguente proposte di legge.
Nel 2013 ci fu infatti il tentativo di far passare la legge sull’omofobia (ddl Scalfarotto), che, come sempre sotto le belle parole ingannatrici e menzognere (che sono talmente belle da non poter non trovare d’accordo chiunque abbia almeno un po’ di buonsenso) – quali “non discriminazione”, “libertà per tutti”, persino “libertà di amare” – nascondono e impongono di fatto l’attuarsi di una vera e propria “dittatura del relativismo”, dove cioè diventa persino vietato per legge dissentire, dare un giudizio morale che non sia appunto il relativismo del “tutto va bene se la persona lo vuole”, istituendo persino un “reato di opinione” (è perseguibile penalmente chi dissente – il che è una caratteristica di tutte le “dittature”). In questo senso, al di là del doveroso ovvio rispetto per tutte le persone, diventerebbe “reato” anche solo parlare ad esempio di alcuni contenuti della morale cristiana, persino la lettura della Parola di Dio (basti pensare, ad esempio, il cap. 1 della Lettera di S. Paolo ai Romani leggi), ma anche solo affermare che la famiglia “naturale” (ed è già drammatico dover fare questa specificazione) è quella fondata solo sul rapporto stabile di un uomo e una donna. Anzi, pur ancora senza questa legge, si possono passare già dei seri “guai” giudiziari se ci si ostina a dire queste evidenze (che sarebbero solo stereotipi!), per non parlare della gogna mediatica e persino economica a cui si può andare incontro se ci si dissocia da questa deriva antropologica ed etica (v. caso Barilla – cfr.. in News del 15.09.2016 e del 2.09.2015). 
Intanto, per preparare in modo occulto il terreno alla dittatura “gender”, è già passata la “Strategia Nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, varata dal Dipartimento Pari opportunità, sotto la guida del ministro Elsa Fornero.
E perché questa nuova ideologia del “pensiero unico mondiale” passi nelle scuole, fin dalle più tenere età e scavalcando persino in modo “incostituzionale” la famiglia, c’è già in agenda il cosiddetto “Testo unico sul gender nelle scuole”, formulato dell’attuale Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.
Ancora in cantiere, ma pronti ad essere immediatamente varati in caso di vittoria della sinistra, c’è la legge per passare dal già assurdo “divorzio-breve” (a 6 mesi dalla richiesta – legge 8.06.2014, cfr. News del 8.06.2014) addirittura al “divorzio-lampo”, cioè istantaneo (basta chiederlo per ottenerlo immediatamente, fosse anche la sera stessa del matrimonio).
Non entriamo poi qua nell’incredibile politica di questi ultimi anni sul problema dell’immigrazione, che ha permesso di fatto un’incontrollata invasione dalle conseguenze fortemente destabilizzanti della stessa struttura sociale e sempre più drammatiche (v. News del 2.12.2017), in cui l’Italia, che sino ad oggi ha navigato senza alcuna seria prospettiva (anche per gli immigrati stessi), è stata di fatto lasciata completamente sola dalla UE, anche da quelle potenze che in certi casi (basti pensare a quanto fatto con la distruzione della Libia) sono state persino una delle cause non marginali di tale incontrollato fenomeno migratorio dalle enormi proporzioni. Nel cantiere delle politiche di sinistra c’è pero solo la famosa legge sul cosiddetto ius soli, che vorrebbe confermare dei diritti di chi c’è già (c’è sotto persino qualche interesse elettorale?) ma di fatto incrementare, o comunque non regolamentare, la pretesa di chiunque vuol venire.
Si potrebbe poi parlare, per restare anche solo alle ultime decisioni del Governo Gentiloni, di una discutibile estensione della nostra presenza militare nel mondo, anche laddove ci sono situazioni incandescenti (v. ultimo il Niger), che nel pericolosissimo attuale frangente mondiale, potrebbero scatenare persino incontrollabili reazioni di tipo persino terroristico.
 
Infine qualche dato “tragico” sull’economia e sul tenore di vita degli italiani, oggi.
In soli 5 anni, dalla ultime elezioni politiche ad oggi, in Italia i “poveri assoluti” (cioè che non sanno come vivere) sono passati da 1.911.000 a 4.742.000. In totale, compreso quelli che non riescono ad arrivare a fine mese, l’Italia è salita al primo (!) posto in Europa per numero di poveri (seguono: Romania, Francia, UK, Spagna, Germania, Polonia, Grecia, Bulgaria, Ungheria): si tratta di 10.457.600 persone. Nel corso del solo 2017 è cresciuto del 4% persino il numero di coloro che per ragioni economiche non possono acquistare i “farmaci” di cui avrebbero bisogno (9,7% della popolazione). Il 25,8% delle famiglie sono cadute sotto il livello di povertà. La disoccupazione giovanile è oggi al 35%.
Se guardiamo ad archi di tempi più lunghi, dai tempi dell’instaurazione della cosiddetta “Seconda Repubblica” (1994 – 2018), la crescita del PIL è stata dello 0,68% (mentre ai tempi dalla famigerata “Prima Repubblica”, pur uscendo da una guerra che vedeva l’Italia ridotta ad un cumulo di macerie, il PIL cresceva del 4,36%, più della Germania e della Francia, rendendo l’Italia la “settima” potenza industriale del mondo).
Dall’entrata in vigore dell’euro (secondo gli impossibili parametri decisi – da chi? – a Maastricht e al terribile cambio lira/€ 1936,27, dimezzando in una notte – dal 31.12.2001 al 1°.01.2002 – il potere d’acquisto di quanto possedevano gli italiani, specie i più poveri, essendo la maggior parte dei prodotti passati da lire 1000 a € 1, togliendo semplicemente 3 zeri, ma cioè raddoppiando il prezzo) la crescita economica italiana è stata praticamente “nulla”, la produzione industriale è scesa addirittura di 20 punti e il reddito pro-capite è sceso del 23% (nel 1996 il reddito pro-capite degli italiani era pari a pro-capite € 26.509, mentre quello della Germania era pari a € 25.107; nel 2016 il PIL pro-capite italiano è stato invece di € 25.858 e quello della Germania di € 34.484).
Inoltre in questi ultimi anni abbiamo visto migliaia di piccole aziende italiane chiudere i battenti e le grandi aziende o trasferirsi (a cominciare, senza alcuna reazione pubblica o politica, dal caso FIAT, la più potente industria italiana) o essere messe in vendita, se non in svendita. Oltre ad una sterminata lista di imprese strategiche passate ad esempio sotto controllo francese o tedesco (ecco la morale della favola del tanto reiterato “ce lo chiede l’Europa”!), oppure in mano agli Emirati Arabi (nascondendoci tra l’altro che sono proprio loro i finanziatori dello Stato Islamico e del terrorismo internazionale!). Dopo il penoso caso Alitalia, proprio in questi giorni abbiamo visto, per rimanere nel campo del trasporto aereo, il caso di Meridiana, rilevata al 49% dal Qatar (che la chiamerà con un po’ di sarcasmo Air Italy, anche se forse vedremo le hostess col velo). Se poi parliamo persino del trasporto ferroviario, è proprio degli ultimi giorni il passaggio agli USA persino del concorrente di Trenitalia, cioè di Italo.
 
Dobbiamo proprio ricostruire l’Italia, cominciando certo dalle coscienze (quando l’uomo si crede padrone di se stesso e nega la legge di Dio, persino la legge naturale, prima o poi non crea il paradiso sulla terra, che tutti promettono, ma l’inferno! oltre ad andare verso l’inferno eterno), ma anche traducendo l’autentico bene dell’uomo e della società in leggi giuste, moralmente buone. E questo è appunto il compito della politica; e dei politici che si devono votare, perché facciano questo (al di là di simpatie, interessi particolari, luoghi comuni e propagande elettorali spesso vuote di veri contenuti e reali capacità di pensare e attuare il vero bene dell’uomo e della società, cioè di un futuro migliore). Con la saggezza di riconoscere invece chi lavora in direzione opposta.