Secondo una recente inchiesta condotta in Europa, il 6% della popolazione dichiara che “in caso di bisogno non avrebbe alcuna persona cui chiedere aiuto: non un parente, non un amico, non un conoscente … nessuno!”
Il Primo Ministro britannico, Theresa May, ha persino deciso di istituire un “Ministero della Solitudine”, con l’obiettivo di creare una strategia intergovernativa volta ad aiutare i 9 milioni di cittadini del Regno Unito che si sento soli e, soprattutto, i 200.000 anziani che hanno dichiarato di non parlare con parenti e amici da più di un anno.
L’Italia si trova in una situazione ancora più grave, che diverrà insostenibile in futuro, a motivo del suicidio demografico (anche nel 2017 c’è stato un nuovo record di denatalità) e quindi del progressivo invecchiamento della popolazione.
Secondo gli ultimi dati ISTAT nel nostro Paese quasi una “famiglia” su tre è composta da una sola persona (31,6%), mentre solo vent’anni fa il dato si attestava al 20,5%. Inoltre risulta che il 50% delle donne italiane in età fertile non ha nemmeno un figlio, molto spesso per scelta.
Dietro questi dati c’è quindi anche una questione antropologica, etica, ideologica.
Nell’attuale delirio di “autodeterminazione” e del “godersi la vita” (si fa per dire), anche un figlio è può essere inteso come un inutile “peso”; e “stare da soli” in fondo permette di essere più “liberi”.
Il numero dei “single” aumenta vertiginosamente; tra l’altro risulta spesso più vantaggioso sia economicamente che fiscalmente; ma può anche lasciare sul lastrico (come accade ad esempio a tanti uomini separati/divorziati). Comunque si comincia a parlare di “singletudine”, come di un fenomeno sociale incredibilmente in crescita.
Beh! In Italia abbiamo visto di recente pure il caso – peraltro lodato sui giornali e in televisione come segno di “emancipazione” – di una giovane che ha solennemente festeggiato il “matrimonio con se stessa”!