Oltre alle pressioni delle nuove ideologie (gender, …) anche attraverso gli istituti, programmi e attività scolastiche – scavalcando per lo più, e in modo anticostituzionale, la priorità della famiglia nella scelta dell’indirizzo educativo, culturale, morale e religioso per i propri figli – in Italia la cronica e ormai storica (e persino anti-europea) assenza di reale “parità” tra le scuole, se non altro come trattamento economico da parte dello Stato, con differenze esorbitanti tra i contributi offerti (con le tasse di tutti i cittadini, anche di quelli che mandano poi i propri figli nelle scuole cattoliche) alle scuole statali e quelli alle scuole pubbliche non-statali (erroneamente dette “private”), sta portando di fatto al pericolo di estinzione delle seconde, quindi all’eliminazione appunto di una reale “libertà di educazione” nel nostro Paese.
Secondo ad esempio quanto è emerso al recente Consiglio nazionale dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche, svoltosi in questi giorni a Verona, in base ai dati ricavati dagli stessi rapporti ministeriali ad inizio di anno scolastico, in Italia nell’ultimo quinquennio gli studenti delle scuole “paritarie” sono diminuiti di oltre 130.000 unità ed hanno chiuso, per mancanza di fondi, 881 scuole paritarie (cioè il 6,4% del totale).
Nonostante quindi qualche passo avanti compiuto recentemente dai governi nel sostegno alle scuole paritarie (leggeri aumenti dei fondi per le scuole dell’infanzia e per la disabilità, introduzione di ridotte detrazioni fiscali, allargamento alle paritarie dei fondi per l’alternanza scuola-lavoro e dell’utilizzo dello school-bonus oltre alla recente richiesta all’Europa di utilizzo dei bandi PON), è evidente che si tratta di miglioramenti inadeguati ad affrontare la situazione.
Si rammenti inoltre che la domanda, per tali scuole, non sarebbe affatto minoritaria, ma anzi avrebbe proporzioni enormi, se si attuasse una vera parità di trattamento economico da parte dello Stato. Tra l’altro lo Stato, se chiudessero anche solo tutte le scuole cattoliche, non sarebbe comunque in grado di assorbire questa utenza, cioè di accogliere gli studenti di queste scuole paritarie nelle scuole statali, appunto per i costi assai maggiori che questo comporterebbe per lo Stato, se scegliessero cioè scuole “statali” invece che scuole “paritarie”. Quindi se non altro anche questo, cioè per vantaggio economico e per ovviare al pericolo di non garantire più per tutti neppure l’istruzione obbligatoria, lo Stato dovrebbe incoraggiare e sostenere queste scuole paritarie, invece di discriminarle, come ha sempre fatto.
È stato fatto dunque presente che “tale fondamentale diritto di scelta educativa della scuola da parte delle famiglie, finora scarsamente riconosciuto e sostenuto in Italia, rischia di scomparire definitivamente. In pochissimi anni diventerà impossibile trovare un numero di scuole non statali sufficiente a soddisfare le richieste dei genitori” e persino in futuro “aprire nuove scuole – nel caso pure che si ottenesse quella parità scolastica sempre promessa e mai realizzata – richiederebbe investimenti non più sostenibili”. Dunque, “se non si farà nulla per risolvere il problema, l’Italia sarà la prima democrazia al mondo che ottiene il risultato perseguito da tutte le dittature della storia: chiudere le scuole libere e avere l’assoluto monopolio statale nel campo dell’istruzione e della educazione delle giovani generazioni”.