Abbiamo parlato più volte della difficilissima situazione patita dalla Chiesa Cattolica in Cina.
Esattamente 60 anni fa nasceva nella Repubblica Popolare Cinese l’Associazione patriottica cinese, cioè la Chiesa Cattolica sottoposta al Partito comunista cinese, Partito/Governo che inesorabilmente comanda questo immenso Paese e vuole determinare, secondo i dettami del socialismo-maoismo, tutta la vita dei suoi innumerevoli abitanti (quasi 1 miliardo e 400 milioni di persone). Si tratta, come ripetono gli slogan ufficiali, di una Chiesa “autonoma” e “indipendente” (dalla Santa Sede) e sottomessa in tutto alla politica del Partito. I suoi vescovi “ufficiali”, nominati dal Partito Comunista, sono “funzionari di Stato” e devono obbedire alle direttive del Partito.
Voluta da Mao Zedong per controllare e soffocare la vita della Chiesa, l’Associazione è nata per instradare i cattolici (là dove non sono stati sterminati) al servizio del socialismo, costruendo nello stesso tempo una Chiesa che sia “autonoma” e “indipendente” da forze straniere (leggi: dal Papa e unita alla Chiesa cattolica universale).
Nella sua importante “Lettera ai cattolici cinesi” (27.05.2007), Benedetto XVI aveva per questo definito gli Statuti della Associazione patriottica cinese “incompatibili” con la dottrina cattolica.
La Chiesa che rimane invece autenticamente cattolica, cioè fedele al Papa e con vescovi nominati dalla Santa Sede, è di fatto una Chiesa “sotterranea” (come si definisce), cioè praticamente quasi del tutto clandestina e perseguitata.
Il 12.04.2017 avevamo riportato ad esempio la notizia (v. sotto) di come il vescovo di Wenzhou (Zhejiang), mons. Pietro Shao Zhumin, da poco nominato dalla Santa Sede Vescovo della diocesi di Wenzhou, fosse stato letteralmente sequestrato dalle forze dell’ordine. Con tutta probabilità, come avvenuto in casi analoghi di Vescovi della Chiesa “sotterranea”, è sottoposto ai cosiddetti “seminari religiosi”, in pratica un vero e proprio “lavaggio di cervello” per costringere il vescovo a iscriversi alla Associazione patriottica.
Di recente (26.06.2017) il direttore della Sala Stampa vaticana – mentre il Vaticano è fortemente impegnato per un tentativo di dialogo col Partito Comunista sulla nomina dei vescovi e di soluzione del problema della Chiesa Cattolica in Cina – ha diffuso un comunicato ufficiale, in cui tra l’altro si dice: “La Santa Sede segue con grave preoccupazione la situazione personale di Mons. Pietro Shao Zhumin, Vescovo di Wenzhou, forzatamente allontanato dalla sua sede episcopale ormai da tempo [..] La comunità cattolica diocesana e i familiari non hanno notizie né sui motivi del suo allontanamento né sul luogo dov’egli è trattenuto”.
Secondo quanto riferito da p. Bernardo Cervellera (missionario del P.I.M.E. e direttore dell’agenzia “AsiaNews”, v. tra i links del sito), “da quando tre anni fa sono ripresi i dialoghi informali fra Vaticano e Cina, questa è la prima volta che la Santa Sede si esprime a proposito di un vescovo imprigionato […] Molti cattolici cinesi avevano espresso dolore per il troppo silenzio su vescovi, sacerdoti e laici perseguitati […] Nei giorni scorsi persino l’ambasciatore tedesco a Pechino, Michael Clauss, aveva diffuso una dichiarazione ufficiale in cui chiedeva la liberazione di mons. Pietro Shao Zhumin”.