Come abbiamo ricordato introducendo la notizia del 15.04.2017 l’Europa occidentale manifesta sempre più apertamente la propria tragica apostasia dal cristianesimo (cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa del 28.06.2003, n. 9 – cfr. citazione riportata nella News del 15.04.2017), cioè il progressivo rifiuto della fede cristiana – la “via della vita”, la fede in Gesù come unico Dio e unica salvezza dell’uomo – e che ha plasmato 2000 anni della sua stessa straordinaria civiltà.
Le cause sono molteplici e profonde: una cultura che da 500 anni ha preso progressivamente le distanze dalla metafisica (e dalla consapevolezza di una verità oggettiva) e dalla teologia cattolica; una Riforma protestante (che compie quest’anno 500 anni dal suo inizio) che ha spaccato la Chiesa e l’Europa e si è poi inevitabilmente sbriciolata in miriadi di Chiese diverse e in genere succubi del potere culturale e politico di turno; la pretesa dell’uomo (un delirio di onnipotenza) di porsi sempre progressivamente al centro e misura di tutte le cose, al di sopra della verità (una libertà senza verità) e di Dio stesso (combattuto prima da ideologici sistemi totalitari e ora annichilito da un’indifferenza che se talora non Lo considera più nocivo Lo rende però senza dubbio superfluo, che non c’entra con la vita, persino per i credenti residui).
Le Riforma protestante, al di là della pretesa di imporsi come sempre nuova dottrina e prassi cristiana (in realtà sempre condizionata dal pensiero dominante), persino sulla Chiesa Cattolica, che ne è sempre più fortemente condizionata, alla prova dei fatti e delle statistiche può però considerarsi in Europa sostanzialmente in progressivo “fallimento”.
E le Chiese Cattoliche dell’Europa centro-occidentale, non senza una grave responsabilità non solo di molti suoi teologi e ma persino di autorevoli pastori, che purda decenni additano se stesse come “profetiche” ed hanno pesantemente condizionato e condizionano le scelte dell’intera Chiesa universale, di fatto sono anch’esse sostanzialmente in “fallimento”.
Eccone alcuni numeri:
In Germania, anche tra i Protestanti solo il 4% dice di frequentare ancora qualche chiesa. Tra i Cattolici solo il 10% della popolazione si dichiara praticante, ma il 60% dice di non credere in una vita dopo la morte e solo il 33% crede nella risurrezione di Cristo (!), quindi la maggior parte degli stessi sedicenti cattolici non ha di fatto una fede davvero cattolica e neppure semplicemente cristiana.
Ancora nel 1963 la Germania (Federale) contava ogni anno 400 nuovi sacerdoti, nel 2015 la Germania (unita, con una popolazione di 80 milioni di persone) ha avuto solo 58 Ordinazioni sacerdotali; ma anche solo 44.000 celebrazioni del Sacramento del Matrimonio. La diocesi di Monaco-Frisinga (capitale cattolica del Paese, in Baviera, con 1.700.000 fedeli), l’anno scorso ha avuto un solo nuovo ingresso in seminario e in totale conta solo 37 seminaristi. Le diocesi di Osnabrück e di Magonza non avranno quest’anno nessun nuovo sacerdote. In tutta la Germania (27 diocesi), mentre ancora nel 1995 ci furono 186 Ordinazioni sacerdotali, quest’anno ci saranno solo 76 nuovi sacerdoti (nel 2015 si era già raggiunto il minimo storico di soli 51 nuovi preti).
Ogni anno si chiudono decine di chiese, vendute per farne negozi, pub, alberghi e moschee!
Il vescovo della Diocesi di Trier (Treviri, la più antica diocesi tedesca), mons. Stephan Ackermann (una delle voci influenti negli ultimi due Sinodi sulla famiglia), ha annunciato quest’anno che entro il 2020 le parrocchie della diocesi passeranno da 900 a 35!
In compenso, la Chiesa cattolica tedesca è una delle più ricche del mondo (grazie alla “Kirchensteuer”, tassa moralmente obbligatoria per i fedeli – a tal punto che i Vescovi hanno parlato di “scomunica” non per chi crede nelle tante eresie che circolano all’interno della loro Chiesa ma per chi non pagasse tale tassa – che rende 4-5 miliardi di € annui!) ed è addirittura il 2° datore di lavoro dopo lo Stato federale (ma sostiene anche tante missioni nel mondo). Forse anche per questo le Curie diocesane sono “mondanamente” efficienti, piene di uffici e di impiegati, e persino tanti cattolici si ritengono “impegnati” solo perché partecipi di queste strutture ecclesiali e non perché abbiano davvero un’autentica fede e vita cattolica (si veda in proposito l’eccezionale Discorso tenuto da Papa Benedetto XVI, che come tedesco conosce bene queste realtà, a Freiburg i. B. il 25.09.2011 ai “Cattolici impegnati nella Chiesa e nella società” – vedi).
La Chiesa Cattolica dell’Olanda cinquant’anni veniva considerata da molti come “profetica”, un faro di orientamento per l’intera Chiesa, e tale si presentava.Fece in questo senso il giro del mondo il suo nuovo Catechismo, il celeberrimo “Catechismo della Chiesa olandese”; e se nel 1968 dal Vaticano si chiese di correggere alcune gravi o ambigue sue affermazioni (su peccato, redenzione, Eucaristia, verginità della Madonna, Chiesa, Papa), la risposta che nel 1969 venne dai 109 membri del Consiglio Pastorale Olandese (coi 9 Vescovi che vi facevano parte) fu di respingere tale richiesta [e dato che il Papa Paolo VI, contrariamente alla richiesta di influenti episcopati anche di quelle terre, nel 1968 riaffermava autorevolmente, con l’Enciclica all’Humanae vitae, l’autentica morale sessuale coniugale (contraria alla contraccezione), sempre quel Consiglio Pastorale giunse addirittura ad invitare i cattolici a disobbedire al Papa, perché egli avrebbe tradito lo “spirito del Concilio”. Anche per questo Paolo VI giunse a dire con molto dolore che “ci si aspettava col Concilio una nuova primavera della Chiesa e invece è arrivata la tempesta”, che una “mentalità non cattolica era entrata ormai in molti cattolici” e addirittura che “il fumo di Satana era entrato da qualche fessura nel tempio di Dio” (Omelia 29.06.1972)].
Tra i 250 viaggi compiuti da S. Giovanni Paolo II in tutto il mondo, proprio la visita in Olanda del 8.05.1985 conobbe contestazioni non tanto dall’esterno ma proprio da parte di alcune realtà cattoliche olandesi.Ebbene, se ancora nel 1970 i Cattolici erano il 40,5% della popolazione olandese e i Protestanti il 36%, oggi solo il 23% si dice cattolico e il 10% protestante. Il 24% si professa dichiaratamente ateo e il 34% semplicemente agnostico. Mentre il 6% della popolazione è già musulmana.
Se poi entriamo un po’ più nel merito di cosa si intenda davvero per “fede”, scopriamo che solo un 10% crede in un Dio personale e il 28% dice di avere una visione semplicemente “spiritualista”.
Anche in Olanda, entro il 2020, 1/3 delle chiese cattoliche verrà chiuso per mancanza di fedeli, appunto per “fallimento”.
Il Belgio era un Paese di forte tradizione cattolica (50 anni fa si dichiarava cattolico il 99% della popolazione). Oggi solo il 4% della popolazione va a Messa; solo metà dei bambini ricevono il Battesimo e solo ¼ dei Matrimoni sono celebrati col Sacramento, cioè sono matrimoni celebrati secondo la volontà di Dio. I sacerdoti sono passati da 10.500 nel 1960 a 3.000 nel 2016; e quasi nessuna diocesi è in grado di avere un proprio Seminario (ad esempio la diocesi di Namur ha avuto nel 2014 solo 7 Ordinazioni sacerdotali e non ha ora alcun nuovo seminarista; la stessa diocesi di Bruxelles ha avuto nel 2016 solo 6 nuovi sacerdoti, di cui 3 stranieri; quella di Gand solo 1 nuova Ordinazione sacerdotale; e le altre diocesi belghe nessuna).
La Svizzera nel 1960 aveva ancora una popolazione che per il 52,7% si dichiarava protestante e per il 45,4% cattolica. Nel 2015 i Protestanti sono scesi al 24,9% e i Cattolici al 37,3%, superando quindi i Protestanti (ma anche per l’ingresso di italiani, spagnoli e portoghesi). Sono invece in crescita vertiginosa i senza-religione (23,1%) e i Musulmani (5,1%, prima quasi inesistenti).
Però, se entriamo un po’ più nel merito di cosa pensino davvero anche i Cattolici, scopriamo (questionario 2013 per il Sinodo) che c’è assai poco di “cattolico” nelle idee circa la dottrina sociale, l’indissolubilità del matrimonio, l’omosessualità, la Comunione ai risposati. C’è addirittura chi esercita forti pressioni perché anche le diocesi cattoliche elvetiche si distacchino dal Papa (il movimento “Los von Rom”, “Via da Roma”!).
Anche quella che nella storia era la cattolicissima Austria (nel 1961 l’89% della popolazione si dichiarava ancora “cattolica”) dal 2000 conosce un abbandono annuo della Chiesa dell’1%, così da dichiararsi ora ancora cattolico solo il 58% (a Vienna il 40%), ma di fatto partecipa alla S. Messa domenicale solo il 12% della popolazione. Sono invece miracolosamente in crescita i Battesimi degli adulti, persino di molti provenienti dall’Islam (a Vienna nel 2016 se ne sono avuti 254!).
I non-credenti risultano al 25%, i Musulmani all’8%, gli Ortodossi al 5%; e i Protestanti sono scesi al 3,5%.
Pure tra i Cattolici, tra cui numerosissimi sacerdoti, c’è una forte opposizione all’autentica fede cattolica, così come trasmessa dalla Tradizione della Chiesa e dal Magistero, opposizione che è giunta (sotto Benedetto XVI) a dichiarazioni ufficiali contro il Papa, come esprime anche il movimento “Wir sind Kirche” (Noi siamo Chiesa), che costituisce già uno scisma di fatto.
Dunque, altro che Chiese “profetiche” da imitare perché in grado di dialogare col mondo e di accogliere le istanze della modernità; dopo decenni di dialogo sono Chiese di fatto in “fallimento”.
Riascoltiamo allora un brano del davvero “profetico” discorso, sopra citato, di Benedetto XVI ai Cattolici tedeschi “impegnati nella Chiesa e nella società” (Freiburg i. B., 25.09.2011):“Si manifesta una tendenza della Chiesa ad essere soddisfatta di se stessa, unaChiesa che si accomoda in questo mondo, autosufficiente e che si adatta ai criteri del mondo. Non di rado dà così all’organizzazione e all’istituzionalizzazione un’importanza maggiore che non alla sua chiamata all’essere aperta verso Dio …
Per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi da questa sua secolarizzazione e diventare nuovamente aperta verso Dio. Con ciò essa segue le parole di Gesù: “Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17,16), ed è proprio così che Lui si dona al mondo …
La Chiesa deve aprirsi al mondo, non per ottenere l’adesione degli uomini per un’istituzione con le proprie pretese di potere, bensì per farli rientrare in se stessi e così condurli a Cristo …
Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa. Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità … portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità è convenzione ed abitudine.
Diciamolo ancora con altre parole: la fede cristiana è per l’uomo uno scandalo sempre e non soltanto nel nostro tempo. Che il Dio eterno si preoccupi di noi esseri umani, ci conosca; che l’Inafferrabile sia diventato in un determinato momento in un determinato luogo, afferrabile; che l’Immortale abbia patito e sia morto sulla croce; che a noi esseri mortali siano promesse la risurrezione e la vita eterna – credere questo è per gli uomini senz’altro una vera pretesa. Questo scandalo, che non può essere abolito se non si vuole abolire il cristianesimo …
Anche le opere caritative della Chiesa devono continuamente prestare attenzione all’esigenza di un adeguato distacco dal mondo per evitare che, di fronte ad un crescente allontanamento dalla Chiesa, le loro radici si secchino. Solo il profondo rapporto con Dio rende possibile una piena attenzione all’uomo, così come senza l’attenzione al prossimo s’impoverisce il rapporto con Dio.
Essere aperti alle vicende del mondo significa quindi per la Chiesa distaccata dal mondo, testimoniare, secondo il Vangelo, con parole ed opere qui ed oggi la signoria dell’amore di Dio. E questo compito, inoltre, rimanda al di là del mondo presente: la vita presente, infatti, include il legame con la vita eterna”.