Con il 17,8% dei decessi, in Giappone il suicidio costituisce la prima causa di morte tra i giovani (dai 15 ai 34 anni). Le morti per incidente stradale sono invece il 6,9% e quelle per tumore il 5,2%.
Si tratta di un dato particolarmente acuto, anche rispetto agli altri Paesi più industrializzati del mondo, dove però il numero dei suicidi giovanili conosce percentuali sempre elevatissime.
È infatti sintomatico che il numero di suicidi tra i giovani si riscontri proprio nei Paesi economicamente più avanzati nel mondo. Se poi vi aggiungiamo il numero di morti per droga e quelli per incidenti stradali dovuti alla guida spericolata (specie dopo notti a base di droga, alcool e sessualità sfrenata), cioè in fondo ancora suicidi indiretti, allora la percentuale sulla morte “cercata” o “sfidata” dai giovani sale a percentuali ancora più impressionanti.
Sembra un paradosso: là dove si sta economicamente meglio, dove non ci sono grandi problemi di lavoro, di casa, di salute … ebbene proprio là cresce il “mal di vivere”, cioè la disperazione di una vita senza senso, fino a togliersela.
Sembra un paradosso, ma non lo è. Basta ascoltare quanto Gesù stesso, all’inizio della Sua missione, risponde al demonio, che avrebbe voluto ridurre la Sua opera di redenzione dell’uomo alla soluzione di problemi economici e materiali: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).
È questa fame – che l’economia, la politica, la scienza e la tecnica non possono saziare – che porta ad un vuoto esistenziale tale da rendere assai difficile e persino impossibile vivere.
Questa fame, che non possiamo scrollarci di dosso con le nostre opere, è saziata solo da Dio, da Gesù (Dio-fatto-uomo), dalla Sua Parola, dal Suo Amore, dalla preghiera, dalla comunione con Lui!