Secondo l’annuale rapporto di Open Doors, l’Ong che dal 1955 aiuta i cristiani perseguitati e ne raccoglie le testimonianze di fede, nel 2016 su 2.400.000.000 di cristiani nel mondo, 650 milioni sono stati vittima di violente persecuzioni (attentati, uccisioni, aggressioni, discriminazioni, abusi, forti limitazioni alla libertà di culto). Questo avviene soprattutto in 50 nazioni, di cui 35 in Asia. In 10 di esse (di cui 8 sono Paesi islamici) la persecuzione è definita “estrema”, “grave” in altri 20 e “moderata” in altri 20.
In 35 di questi 50 Paesi la persecuzione contro i cristiani è ad opera dell’Islam. Per cui l’Islam resta la principale causa di persecuzione contro i cristiani.
“Ci sono Stati a maggioranza musulmana, come la Somalia, la Tunisia, l’Egitto e l’Indonesia, in cui a minacciare i cristiani sono gruppi di estremisti islamici. In altri, ad esempio il Sudan e l’Arabia Saudita, la repressione è opera dei governi, con leggi che limitano in parte o del tutto la possibilità per cristiani di praticare la fede. In altri ancora i fedeli sono minacciati sia dalle leggi dello Stato che dai jihadisti e da una parte della popolazione influenzata da gruppi integralisti molto potenti: in Pakistan i cristiani subiscono attentati, abusi, discriminazioni e vivono sotto la minaccia della legge contro la blasfemia”.Se l’Asia rimane il continente dove la persecuzione contro i cristiani (in genere minoranza) è la più estesa, anche in Africa è forte; e anche qui prevalentemente da parte dei musulmani. Così in Eritrea ed Etiopia, dove la situazione nel corso del 2016 è peggiorata, come pure in Mauritania (“repubblica islamica in cui vivono solo poche centinaia di cristiani, per lo più cattolici, sostanzialmente tollerati dal governo, pur con vincoli e limitazioni alla devozione; ma sono presenti diversi gruppi jihadisti legati ad Aqmi, cioè l’Al Qaida nel Maghreb islamico”).
Molte persecuzioni avvengono anche a motivo delle lotte tribali; persino dove i cristiani sono la maggioranza della popolazione (Kenya, Tanzania, Repubblica Centrafricana). È invece migliorata nel 2016 la situazione in Nigeria, a motivo dei successi governativi registrati nella lotta contro gli jihadisti di Boko Haram; così pure nel Niger.
La persecuzione contro i cristiani non è però ad opera solo dei musulmani. Nonostante la sua fama di immenso Paese in forte progresso economico e tollerante verso tutte le fedi, l’India ha conosciuto invece una crescita della persecuzione anticristiana (salendo al 17° posto tra quei 50 Paesi indicati), e da parte proprio degli Indù. Esiste persino un “induismo militante” anche a carattere politico, come ad esempio il Bharatiya Janata Party (BJP), tornato al potere nel 2014 sotto la guida di Narendra Modi, già controverso capo di governo dello Stato occidentale del Gujarat, uno di quelli dove negli ultimi anni è stata imposta la legge anti-conversione, che proibisce di fatto ogni conversione al cristianesimo (e pure all’islam), pena l’essere privati di molti benefici economici.
Così nel rapporto Open Doors: “Ogni settimana ci sono almeno 3-4 casi di aggressione a cristiani. L’impunità di fatto e in ogni caso la difficoltà ad ottenere giustizia spinge gli estremisti a aggredire i cristiani sui luoghi di lavoro o nei centri di preghiera e a espellere dalle comunità chi si converte. Anche negli Stati indiani che non hanno applicato la legge anti-conversione, i cristiani subiscono restrizioni e sono costantemente tenuti sotto controllo. Addirittura, esponenti di caste superiori impongono multe ai cristiani con motivazioni insostenibili. Al punto che quello che stiamo vedendo è un attacco senza precedenti, sistematico e coordinato dall’alto, mirato di fatto all’espulsione”. “Molte denominazioni cristiane hanno segnalato lo scorso anno casi di aggressioni o abusi che attribuiscono a gruppi nazionalisti indù che il BJP sostiene tacitamente. E nel 2016 un gruppo di attivisti ha comunicato di avere registrato almeno 365 casi di aggressioni gravi contro individui o istituzioni cristiane, che hanno coinvolto oltre 8.000 battezzati” (dati confermati dalla Commissione USA per la Libertà religiosa nel mondo).Non mancano persecuzioni anticristiane causate pure dai Buddhisti, come nel caso dello Sri Lanka.
Anche recentemente (5.01.2017) – come racconta all’Agenzia AsiaNews Kamal Wasantha, un semplice contadino che guida, quando non sono presenti i pastori, una piccola comunità di cristiani – alcuni criminali buddisti, capeggiati da un monaco locale hanno completamente distrutto la loro piccola chiesa di Pahariya, nel nord-ovest dell’isola, dove 15 famiglie e altri 20 fedeli da poco convertiti al cristianesimo si ritrovavano abitualmente a pregare. Sebbene circa 200 testimoni abbiano fatto i nomi del monaco e di altri 12 assalitori, tutti sono stati liberati su cauzione.
Nel Paese l’ideologia dominante, quella singalese buddista, mina il resto delle minoranze.
Così racconta Kamal: “Dapprima ci hanno minacciati a parole. Poi sono arrivati con bastoni di legno, spranghe di ferro e coltelli e hanno distrutto tutto. I fedeli hanno supplicato gli aggressori di non danneggiare il luogo di culto, ma la casa del Signore è stata abbattuta di fronte ai nostri occhi, mentre noi chiedevamo a Dio di perdonarli. Nessun tipo di attacco può fermarci. Continuiamo ad amare Dio e a pregarlo sotto un albero. Non li malediciamo e non li aggrediremo per ritorsione. Il giudizio spetta solo a Dio. Noi facciamo la nostra parte, le preghiere continuano sotto un albero”.
Continua Kamal, che da buddista si è convertito al cristianesimo: “Molti buddisti si sono convertiti e ora vivono esperienze di vita positiva e gratificante. Anch’io quando mi sono avvicinato a Dio ho avvertito una grande consolazione … Non posso abbandonare la mia missione a causa di questi attacchi maligni compiuti da persone che non tollerano il ‘magnifico cambiamento’ di alcune famiglie in questo villaggio. Essi non conoscono le grandi benedizioni che la nostra comunità riceve con la preghiera”.Nel mondo rimane poi, anzi cresce, la grande persecuzione comunista contro i cristiani. Oltre alla situazione di stallo dell’immensa Cina, dove il governo comunista continua a voler mantenere il controllo totale della Chiesa Cattolica (nominando esso stesso i vescovi per la “sua” Chiesa Cattolica “patriottica” e limitando notevolmente ogni azione pastorale), durante il 2016 c’è stato un incremento della persecuzione anticristiana da parte dei regimi comunisti del Laos e del Vietnam.
La persecuzione più feroce e brutale (da 15 anni infatti al 1° posto tra i 50 Paesi indicati) rimane comunque quella operata della disumana e totalizzante dittatura comunista della Corea del Nord. Qui “ogni pratica religiosa viene punita, costringendo i fedeli a pregare di nascosto, da soli, per timore di essere scoperti e denunciati. Per i trasgressori è previsto il carcere oppure l’internamento per anni o per sempre nei terribili campi di lavoro forzato e, per le colpe giudicate più gravi, la pena capitale”.