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Cinquanta anni fa, il 20.06.1966, moriva a Lovanio (B) Georges Edouard Lemaître, il sacerdote e grande scienziato (fisico e astronomo) belga che non solo scoprì l’espansione dell’universo ma pose per primo (nel 1927) l’ipotesi di un punto originario dell’universo, che chiamò “atomo primigenio” e che poi (dal 1949) si chiamò “Big Bang”, cioè il grande scoppio da cui ebbe inizio l’universo.

È quindi ben strano che si senta spesso parlare (anche a livello divulgativo, sin dalle più tenere età) del Big Bang quasi come se fosse in opposizione alla Creazione, quando invece non solo è stato scoperto da un prete scienziato ma è quasi la conferma dell’atto creativo di Dio (ex-nihilo).

Infatti quando Lemaître ne parlò col collega Albert Einstein, con cui era in ottimi rapporti scientifici ed umani, questi (che in quella fase della vita non corredava ancora la sua cosmologia di una apertura religiosa) gli rispose francamente che tale ipotesi dell’inizio dell’universo da un punto solo gli sembrava troppo uguale alla Bibbia e pensava che Lemaître, essendo vero scienziato ma anche fervoroso uomo di fede e sacerdote, fosse stato un poco influenzato dalla sua fede cristiana. In seguito fu proprio Einstein a dichiarare che quella negazione fu “l’errore più grande della sua vita” e ad accogliere la spiegazione prospettata da Lemaître, che era pure in sintonia con la sua teoria della relatività.

Il Big Bang, infatti, non è la causa dell’universo, ma semplicemente il suo inizio (tutto ciò che ora c’è nell’universo era concentrato in un punto infinitesimale, senza un “prima”); ma è proprio il concetto stesso di “inizio” che presuppone una Causa, come in tutte le cose, poiché appunto il Nulla (assoluto) non fa nulla, che è il principio metafisico (principio di causalità) che sta alla base non solo del buon senso (anche un bambino capisce infatti che ogni cosa che inizia deve essere causato da qualcosa d’altro) ma anche di ogni tipo di scienza.

Anche Papa Francesco, in un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze (27.10.2014) che si riferiva proprio alla teoria del Big-Bang, sottolineò infatti la perfetta compatibilità filosofica tra tale teoria e la fede in un Dio Creatore, dicendo tra l’altro: “il Big-Bang, che oggi si pone all’origine del mondo, non contraddice l’intervento creatore divino ma lo esige. L’evoluzione nella natura non contrasta con la nozione di Creazione, perché l’evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono”.

Così il fisico Arno Penzias, che nel 1978 ottenne il Premio Nobel per la scoperta della “radiazione di fondo cosmica” (scoperta nel 1966 e che confermava quanto intuito da Lemaître, visto che tale radiazione costituisce appunto quasi un’eco del Big Bang), affermò che tale sua scoperta era in fondo “esattamente quella che avrei potuto predire anche solo fondandomi sulla Bibbia”.

All’inizio l’ipotesi di Lemaître (Big-Bang) fu pure emarginata, a motivo anche dell’avversione di molti scienziati materialisti, che vedevano in essa solo una conseguenza della sua fede cristiana e non di un serio studio scientifico («si vede bene che Lei è un prete», gli disse appunto all’inizio Einstein, scorgendo una chiara consonanza tra la teoria del Big Bang e la Rivelazione biblica della creazione “dal nulla”; e il grande astrofisico britannico Fred Hoyle affermava con un certo sarcasmo: “questo è un complotto della Chiesa per far passare la creazione sotto veste scientifica”).

Il grande fisico Lemaître era pure un uomo e sacerdote molto umile; e non rivendicò neppure un’altra primogenitura, quella di aver proposto, in corrispondenza proprio con la sua teoria dell’inizio dell’universo, la sua scoperta dell’espansione delle galassie, avvenuta due anni prima che la presentasse Hubble (il quale confermò la scoperta di Lemaître, secondo la quale vi è una proporzionalità fra distanza delle galassie e loro velocità di recessione).

Anche in tempi più recenti si vuole spesso passare ideologicamente sotto silenzio che il Big Bang fu scoperto dal fisico e sacerdote Lemaître (ad es. nel best-seller mondiale Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, l’astrofisico inglese S. Hawkins non lo nomina neppure una volta).

In realtà, comunque, Lemaître ebbe grandi riconoscimenti, sia in vita che in questi ultimi 50 anni che ci separano dalla sua morte. Fin da giovanissimo lavorò all’osservatorio astronomico di Cambridge, sotto la direzione di Eddington, e quindi al Massachusetts Institute of Technology, dove ottenne il dottorato con una tesi sui campi gravitazionali all’interno della teoria della relatività generale. Ritornato in Belgio nel 1925, fu professore ordinario all’Università di Lovanio fino a due anni prima della morte. Già nel 1934 ricevette dal re del Belgio Léopold III il premio Francqui (principale onorificenza per gli scienziati in Belgio; la sua candidatura era stata proposta da Albert Einstein, Charles de la Vallée-Poussin e Alexandre de Hemptinne; e i membri della giuria internazionale erano Arthur Eddington, Paul Langevin and Théophile de Donder). Nel 1941 fu eletto membro dell’Accademia reale di scienze, lettere e belle arti del Belgio. Nel 1950, infine, ricevette una terza onorificenza belga riservata a scienziati eccezionali: il premio decennale per le scienze applicate del periodo 1933-1942. Nel 1936 fu eletto membro della Pontificia Accademia delle Scienze, di cui fu anche presidente dal marzo 1960 sino alla morte. Nel 1953 gli venne assegnata la prima “Eddington Medal” rilasciata dalla Royal Astronomical Society inglese. A lui sono stati dedicati addirittura il cratere lunare Lemaître, la metrica di Friedmann-Lemaître-Robertson-Walker, l’asteroide 1565 Lemaître; ed anche recentemente (2015) gli è stato dedicato da parte dell’ESA (Ente Spaziale Europeo) il satellite ATV-5, riconoscendo in Lemaître il grande pioniere della cosmologia contemporanea.

Come si vede anche in questo caso, quello dell’opposizione tra scienza e fede è un falso dogma laicista (nato nel XIX secolo con il positivismo-scientismo-materialismo), che dura a morire in molte ideologie dominanti; ma la verità è un’altra (nel sito ci sono molti Dossier di testimonianza storica in questo senso, come pure nella sezione Fede e cultura).