Oggi in Italia entra in vigore la legge n. 76/2016 del 20.05.2016 (giorno in cui è stata firmata dal Presidente della Repubblica – cattolico! – un po’ in sordina, visto che tutto il mondo mediatico italiano era concentrato sulla morte di M. Pannella), cioè il DDL detto Cirinnà (senatrice del PD che l’ha presentato; ma giustamente ribattezzato Cirinnà-Renzi, visto che il Presidente del Consiglio – anch’egli cattolico! – l’ha fatto proprio e portato avanti con inauditi colpi di forza e senza neppure il normale processo di discussione parlamentare, tanto più necessario quanto più decisiva e sensibile è la problematica su cui verte e vuol legiferare, cioè la “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”), decreto già approvato dalla Camera, senza possibilità di voto di coscienza ma con “voto di fiducia” (con 372 sì e 52 no), il 11.05.2016.
Nessuna attenzione per milioni di persone che anche in Italia (come già negli USA e in Francia) sono scese in piazza per opporvisi (v. sotto News 30.01.2016). Anzi, si paventa persino un’inquietante impossibilità di dissenso o di protesta elettorale (ad esempio il noto “Renzi ci ricorderemo” innalzato al Family-day), visto che il Senato ha già pensato di approvare una legge per tutelare i sindaci minacciati dai cittadini, ma estende aggravanti “per intimidazioni e ritorsioni a parlamentari e premier come minacciare di non dare il voto a seguito di un provvedimento non condiviso”!
Nemmeno i Sindaci potrebbero opporsi alla registrazione di questi pseudo-matrimoni omosessuali, visto che la legge non menziona la possibilità di “obiezione di coscienza”.
Anche Papa Franesco, in una recente intervista a La Croix, ha dichiarato molto apertamente che i funzionari hanno diritto di sollevare obiezione di coscienza alle unioni civili e che “lo Stato deve anche saper accettare le critiche”. Per il card. Caffarra (Arcivescovo emerito di Bologna; fondatore e Preside dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia; partecipante come esperto al Sinodo dei vescovi sulla famiglia del 1980, è membro di nomina pontificia ai Sinodi del 2014 e del 2015) “il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, firmando questa legge, ha sottoscritto una ridefinizione del matrimonio. Ma un provvedimento normativo non cambia la realtà delle cose. Occorre dirlo: i sindaci (soprattutto, naturalmente, quelli cattolici) devono fare obiezione di coscienza. Celebrando un’unione civile si renderebbero infatti corresponsabili di un atto gravemente illecito sul piano morale”.
S’è sollevata anche la questione di incostituzionalità di tale legge (per cui il Presidente della Repubblica poteva anche per questo rifiutarsi di firmarla). Infatti la Costituzione Italiana parla di “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (art 29) e se non parla esplicitamente di matrimonio tra uomo e donna è perché quando è stata redatta tale esplicitazione era considerata inutile perché ovvia.
Già nel febbraio scorso infatti si è costituito un gruppo di giuristi, guidati dal Giudice di Cassazione Giacomo Rocchi, che ha redatto un documento, firmato da 600 tra giudici (anche costituzionali emeriti), docenti di materie giuridiche e avvocati, inviato ai primi di maggio a tutti i Deputati della Camera ed al Capo dello Stato, in cui si sollevavano seri motivi critici sul progetto di legge, in ordine alla sua illegittimità costituzionale e all’intrinseca incoerenza delle nuove disposizioni.
In effetti con questa legge, il concetto di famiglia (e di matrimonio) diventa anche in Italia più evanescente e ambiguo.
Ora che lo Stato Italiano ha legiferato a favore di questi pseudo-matrimoni omosessuali, si presuppone quindi che per lo Stato tali unioni siano un bene da tutelare, se non da promuovere.
Come impedire allora che, in quanto bene sociale, l’omosessualità praticata venga promossa in ogni istituzione sociale e civile? E come non essere accusati, anche penalmente, di discriminazione se non si è d’accordo con questa deriva relativista e nichilista? Non sarebbe di conseguenza neppure lecito opporsi al suo insegnamento scolastico obbligatorio (infatti è già pronto il disegno di legge Fedeli sull’insegnamento gender nelle scuole statali; ma in quanto bene sociale, neppure le scuole paritarie cattoliche o di qualsiasi altro orientamento antropologico o religioso potrebbero sottrarvisi). E così pure nel campo della carità sociale: come un consultorio cattolico fatica ora a non emettere la certificazione che fa transitare le donne verso l’aborto legale pena il taglio dei finanziamenti (v. negli USA e in altri Paesi), così diventerà presto impossibile rifiutarsi di dare in affido o in adozione un bambino di strada ad una coppia omosessuale.
A qualsiasi educatore, catechista, sacerdote o vescovo non sarebbe di conseguenza più lecito impartire un insegnamento religioso o morale contrario a questi nuovi “dogmi laicisti”, in quanto verrebbe considerato lesivo dell’uguaglianza tra unione civile omosessuale e matrimonio naturale e tale insegnamento potrebbe essere considerato un reato punibile anche con la reclusione (senza neppure aspettare l’approvazione del ddl Scalfarotto; perché già la presente legge pone le basi per tutto questo). E questo infatti succede già in tanti Paesi occidentali. E si comincia forse anche per questo a sentire uno strano silenzio (per non dire approvazione) su queste mostruosità anche negli ambienti cattolici.
A dispetto poi di questa presunta irrefrenabile voglia di sposarsi da parte delle coppie omosessuali, così come del loro desiderio di avere figli (evidentemente contro-natura, infatti si deve ricorrere ad altri per attuarlo!), di fatto – come s’è detto già nelle News del 27.02.2016 e del 11.02.2016 – sempre meno giovani, anche in Italia, vogliono sposarsi (in 6 anni i matrimoni sono calati del 25%) e anche chi si sposa ancora assai presto e quasi sempre divorzia (nell’ultimo anno i divorzi sono aumentati del 100% nei primi 10 anni di matrimonio; e comunque il matrimonio civile in Italia è diventato una farsa, visto che può durare anche solo 6 mesi!), tanto più che è anche economicamente e fiscalmente vantaggioso solo convivere. E se la nuova legge (Cirinnà) non prevede neppure per le coppie omosessuali l’obbligo di fedeltà (che è infatti statisticamente assai precaria se non inesistente in tali coppie), ora si pensa (per una non-discriminazione capovolta!) di toglierlo anche alle coppie di sposi eterosessuali.
Inoltre, laddove certi Comuni-pilota hanno posto in atto già da tempo presunte (e invalide) liste di unioni omosessuali, i numeri di coloro che hanno fatto tale richiesta sono irrisori se non nulli (come nel caso eclatante di Bologna, che pur avendo un tale registro dal 1999 tuttora non ha ancora ricevuto alcuna richiesta di iscrizione!).
Così, di fronte al pauroso e suicida calo di natalità (se non fossero arrivati gli immigrati lo Stato Italiano sarebbe già fallito anche nel sistema previdenziale) – causato certo da una ormai diffusa mentalità antinatalista e che considera un figlio o un diritto o una presenza ingombrante che impedisce di godersi la vita, ma anche dall’assenza di sostegno economico e fiscale in ordine alla procreazione da parte dello Stato – l’esigenza impellente di avere (meglio dire: comprare) un figlio da parte di questo coppie omosessuali appare quindi di fatto un pretesto ideologico, contrario appunto persino all’andamento demografico in corso in Occidente e particolarmente in Italia, dove peraltro di fronte ad una denatalità da primato mondiale (un vero suicidio sociale), si sollevano invece infinite difficoltà all’adozione da parte di famiglie normali e magari con problemi di sterilità (e che invece di ricorrere agli alambicchi della “procreazione assistita” desiderano adottare un bambino abbandonato, come tantissimi che sono in attesa di veri genitori, di cui sì essi hanno diritto).