L’Albania, travolta dal turbine della rivoluzione comunista russa e rimasta sotto la sua atroce influenza politica ed economica fino al crollo del comunismo in tutto l’est Europa (1991, crollo causato all’inizio soprattutto per il glorioso merito dei cattolici polacchi), ha vissuto per decenni come in uno spietato bunker, dove tutto era sotto controllo politico, dove nessuno poteva uscire o sapere quello che avveniva nel mondo (eppure l’Occidente era a vista: l’isola greca di Corfù poteva raggiungersi a nuoto, se le mitragliatrici non fossero state costantemente puntate lungo la costa; e la RAI italiana poteva inevitabilmente essere vista senza ripetitori, vista la ridotta distanza dalla Puglia), dove l’ateismo era ufficialmente “religione di stato”, l’unico “dio” era di fatto il Partito Comunista e il Male assoluto era l’imperialismo americano.
Ricordiamo come, caduto il comunismo, decine di migliaia di persone hanno cercato di raggiungere clandestinamente, per mesi e anni, le coste italiane (pugliesi).
Le immense sofferenze della popolazione, e la grande persecuzione contro i cristiani, con migliaia di uccisioni, incarcerazioni, torture, lavori forzati, e la privazione di ogni libertà, hanno però portato frutto, come un seme nel solco, che marcisce ma in realtà poi porta frutto. Oggi la Chiesa cattolica è rinata e cresce anche in Albania. Papa Francesco, nel suo viaggio a Tirana il 21.09.2014, ha potuto incontrare ed ascoltare anche un sacerdote molto anziano, scampato a questa persecuzione comunista: e, ascoltandolo, ha pianto (sotto lo sguardo del mondo, in TV).
Oggi Papa Francesco ha riconosciuto ufficialmente (e ciò apre dunque ufficialmente alla prossima “beatificazione”) il “martirio” dei Servi di Dio Vincenzo Prennushi, dell’Ordine dei Frati Minori, Arcivescovo di Durazzo, e 37 Compagni, uccisi tra il 1945 e il 1974 dal regime comunista albanese.