Dal Guardian leggiamo l’ennesima incredibile e orrenda storia di “utero in affitto” targata United Kingdom. Lui ha 25 anni, vuole diventare padre. Non ha una compagna. Come risolve? Paga. Paga una clinica dove si fanno le fecondazioni eterologhe in vitro e poi le “gestazioni di sostegno”. Compra ovuli umani da una “donatrice” anonima, ci aggiunge il suo sperma e mette incinta chi? La propria madre, che mette a disposizione l’utero. Che ha partorito qualche mese fa un figlio-nipote. La Family Court britannica ha lasciato che l’uomo lo adottasse, e il giudice ha spiegato: “Tutto si è svolto secondo la legge; il caso è un po’ anomalo, ma l’uomo aveva manifestato un grande desiderio di diventare padre”!
Il 13 giugno prossimo si terrà a Roma un grande raduno (Palalottomatica, ore 15) per lottare contro le leggi che permettono l’<utero in affitto> (l’Europa sanziona l’Italia perché ancora non lo permette!); è in corso anche una raccolta di firme per impedire questa ulteriore deriva nichilista. Dobbiamo fermare questa follia, che trasforma i desideri anche più assurdi in diritti … e che serve pure a far arricchire cliniche senza scrupoli.