Il grande scienziato Charles Townes, deceduto in questi giorni, fu uno dei pionieri nel campo della astronomia a infrarossi, scopritore pure della massa di un “buco nero” supermassivo al centro della Via Lattea. Premio Nobel per la Fisica nel 1964, era pure membro della Pontificia Accademia delle Scienze. Non solo fu convinto cristiano, ma vedeva il nesso profondo tra le sue stesse competenze e scoperte scientifiche e la certezza dell’esistenza di Dio; anzi, come oggi molti riconoscono a livello di alta cultura, proprio la fede in un Dio Creatore sommamente intelligente e logico, com’è nella fede biblica, ha permesso anche storicamente la nascita della scienza moderna. Professò la sua fede cristiana e affermò il nesso tra fede e scienza in molti suoi scritti. Ascoltiamo alcune sue parole:
«La religione è stata molto importante nella mia vita. Sono sempre stato ispirato e guidato dalla religione». «Lo sviluppo concreto della scienza fu possibile grazie alla religione monoteista». «Lo stesso concetto di un universo governato in modo ordinato da un Dio era un presupposto per lo sviluppo delle leggi scientifiche». «Credo fermamente nell’esistenza di Dio, basandomi sulla intuizione, sulle osservazioni, sulla logica, e anche sulla conoscenza scientifica». «La scienza, con i suoi esperimenti e la logica, cerca di capire l’ordine o la struttura dell’universo. La religione, con la sua ispirazione e riflessione teologica, cerca di capire lo scopo o significato dell’universo. Queste due strade sono correlate. Io sono un fisico. Anch’io mi considero un cristiano. Mentre cerco di capire la natura del nostro universo in questi due modi di pensare, vedo molti elementi comuni tra scienza e religione. Sembra logico che a lungo i due saperi potranno anche convergere» (C.H. Townes, Logic and Uncertainties in Science and Religion, 2000).
E pensare che molti continuano a scrivere e insegnare (anche nella scuole o in televisione) che c’è opposizione tra fede e scienza, addirittura che uno scienziato non può che essere ateo!