Droghe cosiddette “leggere” Liberalizzazione?
Come sappiamo, con la solita falsa scusa che rendere “legale” un fenomeno sociale lo farebbe semplicemente uscire dal sommerso sottraendolo alla criminalità (pretesto già usato in passato per molti problemi, già per il divorzio e l’aborto, e che sempre è stato smentito dai fatti, che hanno visto invece un incremento sui due fronti, sia della legalità che dell’illegalità) ogni tanto riemergono i tentativi cosiddetti “antiproibizionisti” di rendere legale e pienamente commerciale l’uso di droghe peraltro ingannevolmente chiamate “leggere”. Basterebbe pensare alle clamorose smentite storiche degli esperimenti sociali fatti in tal senso ad esempio dall’Olanda già 20-30 anni orsono. Gli enormi interessi commerciali già conseguenti allo spaccio di tali droghe avrebbero in realtà un incremento smisurato; come pure il decadimento umano e sociale (un esempio allarmante solo sul fronte della circolazione stradale, che non è il dato più grave: il 40% degli incidenti stradali oggi dipende dall’uso di droghe leggere). Il fare uso di droga, anche quelle cosiddette “leggere” (oltre ad essere cristianamente “peccato”) è poi comunque indice di un esplicito o implicito disagio esistenziale, un voler artificialmente evadere dalla concretezza della vita, in fondo per uno scontentezza di sé o sfiducia nella vita o per l’illusione che una sovra-eccitazione di emozioni renderebbe più felice la vita, quando invece la scuota sempre di più, producendo persino conseguenti depressioni. E’ poi nota l’altissima percentuale di coloro che sono passati dalle droghe leggere a quelle più pesanti e pericolose (anche solo tra i “cocainomani abituali” il 96% rivela di aver iniziato con la “cannabis”).
Avevamo già richiamato in altre news (v. 14.05.2011 e 29.09.2012) come l’uso abituale di tali droghe cosiddette leggere producano in realtà gravi conseguenze per la salute fisica e psichica. L’assunzione della “cannabis” raddoppia il rischio di malattie psicotiche (British Medical Journal), il 26% dei consumatori di hashish e marijuana presenta disfunzioni sessuali (e la cocaina col tempo agisce negativamente sulle capacità sessuali, European Urology); la marijuana altera riflessi e memoria persino a distanza di giorni dall’assunzione (Journal of Psychopharmacology) e aumenta l’insorgenza di psicosi come la schizofrenia (Lancet e Nature); in ragazzi che ne hanno fatto uso anche solo due volte al mese aumenta la possibilità di allucinazioni (Schizophrenia Research).
Per questi motivi la California nel 2011 si era opposta al tentativo di legalizzare la marijuana.
Un importante studio della National Academy of Sciences (USA) nel 2012 rileva statisticamente, su un vastissimo campionario e per moltissimi anni, i danni mentali causati dalla “cannabis” (fumata già da un quarto degli adolescenti!). Se erano già stati scientificamente provati i danni cognitivi e psicologici provocati dal fumo di cannabis (disturbi della memoria, dell’attenzione, della concentrazione, mancanza di motivazione), ora emergono veri e propri danni cerebrali, con l’aggravante della loro irreversibilità! Risulta infatti da questo studio scientifico che chi inizia a fumare cannabis già nell’adolescenza e giunge poi a farlo anche 4 volte a settimana, il quoziente intellettivo diminuisce persino di 8 punti! Questa dato diventa ancora più allarmante in quanto tale studio dimostra che questa perdita di quoziente intellettivo negli adolescenti non viene più recuperato anche se il soggetto riduce o perfino smette di fumare cannabis. Cioè produce danni cerebrali irreversibili! Inoltre il fumo della cannabis “aumenta di 5 volte il rischio di sviluppare una depressione; addirittura raddoppia quello di manifestare una sindrome ansiosa; e aumentano persino i rischi di gravi patologie psichiche, come la schizofrenia”.