Secondo un recentissimo studio del paleo-antropologo angloamericano Ian Tattersal, l’apparire dell’uomo – che lui definisce come Homo Symbolicus, anche per la sua improvvisa capacità di usare il linguaggio – cioè il momento in cui questo mammifero è diventato “umano”, diverso e superiore a tutti gli altri esseri viventi, è frutto non dell’evoluzione ma di un <evento> improvviso! E non si tratta di un adattamento, ma di un “exattamento”, cioè un adattamento non all’ambiente ma alle proprie nuove capacità e funzioni (ne ha perlato persino Repubblica, 17.05.2013). L’interazione tra genoma e cultura, tra reti neuronali e attività cognitive, rende possibile l’emergere dell’autocoscienza. Siamo di fronte ad un trascendimento dell’evoluzione biologica (così anche H. de Lumley, presidente dell’Institut de Paléontologie Humaine di Parigi, al workshop internazionale su “Via humanitatis”, promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze il 19-21 aprile 2013).
- Post published:17/05/2013
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