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Alberto Giubilini e Francesca Minerva, due docenti dell’Università di Melbourne (Australia) di origine italiana, invitati ad un Master in Bioetica dell’Università di Torino (diretto dal prof. Maurizio Mori, già tra i più decisi sostenitori dell’uccisione di Eluana Englaro) hanno parlato a favore dell’aborto post-nascita! Non si capisce bene se sia solo una provocazione (lo si spererebbe) o l’ennesima discesa verso una sempre più spietata eugenetica (selezione della specie). Di fatto gli stessi autorevoli scienziati ne avevano già parlato di recente nel Journal of Medical Ethics.

Ecco le loro parole: “Se pensiamo che l’aborto è moralmente permesso perché i feti non hanno ancora le caratteristiche che conferiscono il diritto alla vita, visto che anche i neonati mancano delle stesse caratteristiche, dovrebbe essere permesso anche l’aborto post-nascita (proprio come per l’aborto, quindi non solo quando il feto ha delle disabilità, ma anche quando costituisce un problema economico o di altra natura per la famiglia)”.

Tale terrificante tesi era inoltre giù stata presentata 40 anni fa dal dottor Singer, caposcuola della bioetica utilitarista a Melburne, limitandosi a “vite non degne di essere vissute” (sindrome di Down o altre patologie analoghe).

Come si può vedere, quando l’uomo si crede Dio e padrone assoluto della vita (propria e altrui) e quando si cominciano a ritenere delle vite “non degne di essere vissute” ci si trova di fatto in un piano inclinato dove non ci si può più arrestare e si finisce inesorabilmente nella più crudele barbarie, ammantata certo di buone parole e apparentemente perfino di buoni sentimenti.