Tra i dogmi indiscutibili del pensiero dominante – pena l’ostracismo di chi la pensa diversamente, senza ascoltarne neppure le ragioni – ce ne sono molti che riguardano la condizione omosessuale. Anche in questo caso si avvertono le irrazionali e persino goffe conseguenze dell’equivoco illuminista, che (già dalla rivoluzione francese) ha confuso il principio cristiano dell’uguaglianza (di dignità) con il diritto di fare tutti la stessa cosa. Così il diritto per gli omosessuali di sposarsi e di avere i bambini. E poiché in questo caso la natura prevale necessariamente sull’ideologia – visto che da due uomini o da due donne non può nascere un figlio – in tal caso si parla allora del presunto diritto di adottarli.
In realtà non esiste alcun diritto al figlio (non essendo una cosa ma una persona); semmai esistono imprescindibili diritti del figlio, compreso quello di avere un padre-maschio e una madre-femmina.
Secondo i dettami della nuovo “credo” radical-libertario delle sinistre (per sé contrario alla loro radici socialiste), per cui ovunque i partiti di sinistra fanno proprie le battaglie delle potenti lobbies omosessuali e sono una “priorità” nei loro programmi di governo (v. l’urgenza di fare i “matrimoni gay” – quando tra l’altro oggi sono sempre meno i giovani che pensano al matrimonio! – come se questi fossero i problemi più urgenti; mentre è proprio la famiglia vera che dovrebbe essere sostenuta, anche economicamente, perché si di essa poggia la solidità e il futuro di una società), anche il governo francese del socialista Hollande si è immediatamente proposto di legiferare in merito, garantendo il diritto degli omosessuali di sposarsi e persino di adottare bambini. Ma folle immense di francesi (centinaia di migliaia di persone!) si sono riversate più volte in piazza per protestare contro queste corbellerie legislative. Inoltre non solo la Chiesa Cattolica ma anche la religione ebraica ha preso ufficialmente posizione contraria (v. il forte intervento contro i matrimoni omosessuali da parte del Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim). Contro il presunto diritto delle coppie omosessuali di adottare un bambino si sono poi mossi anche autorevoli psicanalisti francesi – come Claude Halmos, uno dei riconosciuti massimi esperti della psicologia dell’infanzia, contrario al matrimonio omosessuale – seriamente e scientificamente preoccupati di come in tal modo verrebbero calpestati i reali diritti di quei bambini e compromesso il loro armonico sviluppo psicologico.
Ora finalmente anche in Italia alcuni seri psicanalisti mostrano pubblicamente la loro documentata contrarietà a questa paventata possibilità di adozione da parte di coppie gay: è il caso della psicanalista Silvia Vegetti Finzi (docente di Psicologia dinamica all’Università di Pavia), la quale si è pronunciata in questo senso (v. suo articolo ne Il Corriere della sera, 2.01.2013), sottolineando come “la psicanalisi, pur non entrando nel merito delle questioni morali, ma dovendosi comunque fondare su una logica relazionale – e quindi particolarmente idonea a studiare l’importanza delle relazioni familiari – riconosca la fondamentale importanza, per l’armonico sviluppo psicologico del bambino, della figura del padre (maschio) e della madre (femmina)”. Interessante che il plauso a tali voci della psicanalisi, che osano finalmente uscire dal dominante conformismo sui gay, sia venuto anche da un autorevole intellettuale laico quale Ernesto Galli della Loggia (v. suoi articoli ne Il Corriere della sera del 30.12.2012 e del 2.01.2013 – articoli ripresi e sottolineati anche da L’Osservatore Romano).
Intanto un’autorevole ricerca sociologica internazionale compiuta negli USA (v. Social Science Reserch, 2012/4) ha registrato come i bambini educati da coppie omosessuali, rispetto a bambini cresciuti in famiglie normali, manifestino queste differenze percentuali: + 7% (rispetto agli altri bambini) hanno idee suicide, + 11% devono ricorrere a trattamento psicoterapeutico o almeno ad assistenti sociali, + 32% sono affetti da qualche patologia venerea, +20% fanno in seguito fatica a impegnarsi nel lavoro.
Ma per la Cassazione Italiana (risposta del 11.01.2013, che conferma l’affidamento esclusivo di un figlio alla madre tossicodipendente, separata dal marito e poi unita a una donna) tutto questo è un “mero pregiudizio senza certezze scientifiche e dati di esperienza”!