Come avevamo già ricordato nella News del 1.03.2012, nonostante che l’art. 33 della Costituzione Italiana garantisca in linea di principio la libertà di educazione – che è uno dei fondamentali valori (“non negoziabili”!) – permettendo una pluralità di realtà scolastiche anche al di là di quelle che lo Stato può offrire, in realtà nel nostro Paese non si è invece mai davvero usciti da uno “statalismo” (specialmente a motivo della cultura di sinistra, che secondo la stessa matrice marxista individua nello Stato l’unico agente, anche a livello educativo) e non si è mai garantita, specie a livello economico, una reale “libertà di educazione”.
In altri termini: i soldi dei cittadini (le tasse) che lo Stato destina alla “Pubblica Istruzione”, vengono di fatto spesi quasi esclusivamente solo per chi sceglie le scuole statali, mentre chi sceglie per sé o per i propri figli altre scuole – che erroneamente vengono chiamate “private” ma che in realtà svolgono un uguale servizio “pubblico” (non statale ma paritario) – secondo principi educativi che ritengono più idonei (e che lo Stato non ha alcun diritto e potere di monopolizzare), perde quasi tutti i contributi statali di cui ha diritto e deve quindi pagare di nuovo questo servizio (professori, strutture, ecc.).
Assai spesso si fa riferimento all’Europa per dire che dobbiamo adeguarci, specie poi se si tratta del relativismo dominante e del suo intollerante laicismo. Chissà perché invece non dovremmo adeguarci all’Europa sulla libertà di educazione, ovunque garantito concretamente. All’appello manca infatti solo l’Italia!
Ad esempio: nella laicissima Francia i costi delle 9.000 scuole paritarie (insegnanti compresi) sono interamente coperti da Stato e Regioni; in Germania, la retta di chi frequenta le scuole paritarie (il 20% del totale degli studenti) è gratuita perché tutte le spese sono interamente pagate dai Länder (regioni); lo Stato spagnolo, nonostante la crisi, si fa carico di tutte le spese delle scuole paritarie (frequentate dal 30% degli studenti), risparmiando in questo modo il 55% rispetto a quello che costerebbero se tali studenti frequentassero invece le statali; ciascuno studente del Belgio gode poi di un assegno, che serve per coprire tutte le spese scolastiche, e che è spendibile a piacimento o nelle scuole statali o in quelle paritarie.
A nulla sono servite e servono le forti e ripetute prese di posizione da parte della Chiesa, come neppure numerose imponenti manifestazioni di piazza di chi (anche centinaia di migliaia di persone, ovviamente silenziate dalla stampa e TV) protesta per il persistere di questa plateale ingiustizia.
Ricordiamo inoltre che, a motivo dell’esistenza delle scuole paritarie (che svolgono un pubblico servizio, per la società), lo Stato risparmia ogni anno 6,3 miliardi di €; così che se ad esempio le scuole cattoliche paritarie chiudessero, lo Stato italiano non sarebbe in grado di sostenere la spesa per accogliere nelle proprie scuole statali quegli studenti per così dire “esodati” dalle scuole paritarie!
Lo Stato Italiano spende infatti attualmente € 57,6 miliardi per le scuole statali (che hanno 7.865.445 studenti) e € 511 milioni per le scuole paritarie (che hanno 1.072.560 studenti, di cui 740.636 frequentano le scuole paritarie cattoliche); il che vuol dire che grazie alle paritarie lo Stato Italiano risparmia € 5.974 a studente, per un totale appunto di € 6,3 miliardi annui.
Invece anche l’attuale Governo cosa fa? Aggiunge ingiustizia a ingiustizia: queste scuole non solo non avranno sostegno economico, ma ora dovranno pagare anche l’IMU! Il che vuol dire, per la maggior parte dei casi, chiudere (per non chiedere rette impossibili)! E se ciò accadesse, improvvisamente lo Stato Italiano si troverebbe a dover spendere per il prossimo anno scolastico 2013-2014 € 6,3 miliardi in più.