L’umanità ha sempre riconosciuto che una fede religiosa è ciò che di più sacro e inviolabile alberghi nel cuore dell’uomo. La saggezza popolare ha sempre colto che “non si scherza coi santi”, cioè con il sacro. Quello della libertà religiosa – che comporta anche il rispetto – è infatti contemplato come uno se non il primo dei “diritti fondamentali dell’uomo” (anche nella Carta dei diritti dell’uomo dell’ONU).
Anche l’art. 724 del Codice Penale italiano (aggiornato nel 2009) recita così: “Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da € 51,00 a € 307,00. La stessa sanzione si applica a chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti”.
Forse, se l’applicassimo e cominciassimo con le denuncie, potremmo risanare i bilanci dello Stato!
Normalmente nessuno osa prendere in giro, tanto meno diffamare, la fede ebraica (gli Ebrei hanno a salvaguardia di ciò un’efficacissima Anti-defamation League) o quella musulmana (in questo caso ci si potrebbe rimettere anche la pelle).
Non si capisce allora perché ovunque, anche in Italia, ci si senta invece liberi di irridere, calunniare, affermare il falso o anche solo porre in ridicolo – sulla stampa, sul web, sulla pubblicità, nei libri – la fede cristiana, la Chiesa, il Papa, perfino Dio e le immagini sacre (v. ad es. News del 21.01.2012).
Vaticano vs Benetton
Un esempio di possibile inversione di tendenza rispetto all’eccessivo “lasciar fare” nei confronti di questa irrisione della religione, ci è di recente venuto proprio dal Vaticano, riguardo ad una delle stravaganti e provocatorie pubblicità mondiali (su manifesti e sul web) della Benetton, dove un fotomontaggio raffigurava il Papa che baciava l’Imam del Cairo.
A dir il vero lo stesso battage pubblicitario (intitolato Unhate) rappresentava anche altri baci in fotomontaggio: tra Obama e Hu Jintao, Abbas e Netanyahu, Berlusconi e la Merkel, Sarkozy e Merkel, Obama e Chavez, i presidenti della Corea del Nord e del Sud. La cosa ha seccato molto anche Obama, l’Imam del Cairo (che ha definito il manifesto “irresponsabile e assurdo”) e la Merkel (che l’ha fatto ritirare).
Già a novembre (2011) la Segreteria di Stato vaticana aveva annunciato azioni legali contro la circolazione di tale immagine, ritenuta “lesiva non soltanto della dignità del Papa e della Chiesa Cattolica, ma anche della sensibilità dei credenti”. E così è stato.
La causa ora è stata vinta. La Benetton – dopo aver manifestato “il proprio dispiacere per aver così urtato la sensibilità di Sua Santità Benedetto XVI e dei credenti” – deve definitivamente ritirare dal proprio circuito commerciale l’immagine in oggetto (impegnandosi a non utilizzare più in futuro una immagine del Santo Padre senza autorizzazione previa della Santa Sede) e deve pure pagare i danni morali. Il Vaticano ha rinunciato a questa penalità economica, chiedendo alla Benetton di devolvere il dovuto ad associazioni caritative.
Speriamo serva di lezione.