I musulmani incendiano una chiesa cristiana. I giovani cristiani copti scendono in piazza per protestare. L’esercito attacca e provoca 36 morti e 200 feriti. Già 100.000 cristiani copti avrebbero lasciato l’Egitto. Questo è il dopo-Mubarak dell’Egitto …
«Ritengo che la strage di oggi rappresenti l’inizio inevitabile della penetrazione della minaccia di al Qaeda in Egitto … si tratta in ogni caso di un fortunato passo in avanti!». «Consiglio Supremo militare che cosa ci hai fatto, hai gettato contro i noi i terroristi liberandoli dalle prigioni e scagliandoli contro di noi, ora non riuscirai a fermarli e ora che cosa dirai a noi copti?». Kamal Ghobrial, intellettuale egiziano copto di Alessandria, non riesce a trattenere la rabbia e la disperazione innanzi all’ennesima strage di copti in Egitto.
La comunità cristiana copta (ora in gran parte ortodossi), che conta oggi 8 milioni di persone, è presente in Egitto fin dall’inizio del cristianesimo, quindi assai prima dell’invasione araba musulmana.
L’anno (2011) si era aperto, proprio il 1° gennaio e quindi ancora con Mubarak, con un attentato (attacco suicida) contro una chiesa copta di Alessandria, che provocò la morte di 21 cristiani. La protesta dei cristiani portò anche a duri scontri (coi musulmani) sia l’8 marzo e l’8 maggio (quindi in un Egitto in teoria già liberato!) , con decine di morti e feriti.
Non sembra che i primi passi della cosiddetta “primavera araba” vadano nella direzione di una vera democrazia e neppure del rispetto per le minoranze religiose. Il nord-Africa potrebbe in questo senso diventare molto pericoloso.