In Francia, mentre fin dalle primarie è obbligatorio seguire corsi di educazione sessuale dove si insegna che tutto è lecito (l’unico obbligo è l’uso del preservativo), un professore è stato rimosso per aver mostrato a studenti di 16 anni un documentario dove si spiegava esattamente cosa sia l’aborto.
In Germania dei genitori sono stati denunciati per essersi rifiutati di far assistere i loro figli delle scuole elementari a detti programmi di “educazione sessuale” (di fatto immagini esplicite di tecnica sessuale).
In Inghilterra è stata negata l’adozione di un bambino ad una coppia cristiana perché considerava l’omosessualità un peccato (mentre ai gay è possibile adottare).
Svezia: un pastore protestante è stato denunciato e imprigionato perché nella sua chiesa leggeva e commentava la lettera di S. Paolo apostolo ai Romani, dove si dice che i rapporti omosessuali sono gravi peccati contro natura.
In un ristorante di Stoccolma un papà italiano, in vacanza quest’estate con la sua famiglia, è stato immediatamente arrestato e condotto in carcere per alcuni giorni per aver dato uno sculaccione al proprio figlioletto che faceva i capricci.
Obiezione di coscienza revocabile? Obbligatorio uccidere!?
Se si giungesse a considerare l’aborto un “diritto” (come pari si orienti anche l’ONU), allora potrebbe essere punibile non offrirlo a chi lo chiede (obbligando il medico a farlo e togliendogli il diritto all’obiezione di coscienza). Stesso problema per i farmacisti che si rifiutassero di vendere pillole abortive. Diverrebbe così obbligatorio uccidere (incorrendo però nella ‘scomunica’).
In Italia è stata fortunatamente respinta dal Parlamento la cosiddetta “legge sull’omofobia”, che – sotto il pretesto della non-discriminazione (cosa già garantita dalla Costituzione e dalle leggi civili e penali vigenti) – avrebbe pericolosamente introdotto nel nostro Paese un primo “reato di opinione”, diventando obbligatorio pensarla tutti allo stesso modo: dovendo cioè obbligatoriamente dire che atti omosessuali e eterosessuali sono perfettamente uguali anche sotto il profilo morale, altrimenti si sarebbe denunciati per omofobia. Si sarebbe inoltre costituita una categoria di persone con diritti addirittura maggiori rispetto ad altri (sarebbe ad esempio reato più grave offendere un omosessuale invece che un eterosessuale), contravvenendo al fondamentale principio costituzionale secondo cui “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”.
Perenne contraddizione del relativismo (sottolineata già da Aristotele): il relativismo non relativizza se stesso e si impone come un nuovo assoluto.
In nome delle non discriminazione e della tolleranza non si tollera e si discrimina chi non è d’accordo col relativismo, che diventa così un pensiero unico obbligatorio.
Insomma, proprio nelle nostre democrazie occidentali, sta entrando davvero la “dittatura del relativismo” (secondo la nota espressione del Card. Ratzinger, nella fondamentale omelia alla vigilia della sua elezione al pontificato, ma anche secondo quanto denunciato autorevolmente già da Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Veritatis splendor del 1993, al n. 101).
In pochi anni il potere culturale dominante (nel mondo occidentale) ha fatto sì che ciò che quasi unanimemente era considerato “male morale” (aborto, infedeltà coniugale, convivenze, rapporti extramatrimoniali, omosessuali, …), non solo si consideri equivalente al bene, ma persino “diritto” statale; l’ultimo passo che si sta attuando è ora appunto quello di rendere questo giudizio relativista addirittura “obbligatorio” (con tanto di rilevanza penale per chi non fosse d’accordo)!